LA CULTURA E' LA STRADA

CULTURA STRADAUna riflessione è d'obbligo. L'umore, in tema di mediazione, non è certo dei migliori. Per comprendere il mutato clima sono due, a nostro avviso, i fattori che devono essere presi in considerazione...

 

 

 

 

Il fatto che la mediazione non sia più obbligatoria ha notevoli conseguenze: lo 'strumento' mediazione raggiungerà più difficilmente il pubblico, poiché chi non ne è autonomamente informato lo sarà solo nel caso in cui il Professionista a cui si rivolge (Avvocato, Commercialista, etc..) sia un estimatore di questa pratica. Il secondo effetto, non meno rilevante, è che il giro d'affari riferibile all'attività di mediazione ne viene enormemente diminuito, e questo si riflette sugli investimenti degli Istituti di mediazione in tutte le varie forme.

Il secondo fattore che ha contribuito alla diminuzione dell'entusiasmo che era nato attorno alla mediazione è senz'altro da attribuirsi alla diminuzione del numero delle 'giovani' leve che avevano, in un primo momento, popolato gli incontri ed i corsi sul tema (conseguendo il titolo di 'Mediatore civile e commerciale').

A molti di questi giovani mediatori la mediazione era apparsa (giustamente o ingiustamente) una professione nuova, che avrebbe dato la possibilità, allo stesso tempo, sia di portare un reale beneficio alle persone, sia di seguire un percorso professionale gratificante e specializzante (e quante sono, le competenze che un buon mediatore dovrebbe possedere!). Così però non è stato, per lo meno ad avviso dei più. L'affiliazione ai Centri di mediazione è stata difficoltosa per moltissimi di loro. In alcuni casi, era necessaria l'accortezza di evitare quelle affiliazioni che richiedevano tasse d'iscrizione senza offrire reali esperienze lavorative (ad esempio, al mediatore non venivano affidati casi da mediare). Ma anche nel caso in cui il Centro offrisse la reale possibilità di accumulare esperienza lavorativa, le opportunità erano limitate dalla giustificata necessità di Professionisti già esperti. I requisiti necessari della pratica 'assistita' dell'attività di mediazione e di continui aggiornamenti professionali (difficilissima da trovare la prima, onerosi economicamente i secondi) hanno scoraggiato moltissimi giovani fiaccandone l'entusiasmo.

UNA NOTA D'OTTIMISMO

Come Associazione ci sentiamo partecipi del mutato clima riguardo alla mediazione? In parte. Ma l'obbligatorietà era solo un mezzo per diffondere la pratica virtuosa della mediazione, ed aveva lo svantaggio di 'imporre' quello che è, nella sua essenza, un procedimento profondamente volontario. Se la diminuzione del giro d'affari concernente la mediazione sicuramente sottrae risorse preziose alle sue strutture, potrebbe avere l'effetto di escludere dal 'business' della mediazione quegli organismi e quei professionisti che non siano intimamente convinti della sua opportunità, prima di tutto, sociale. Ci auspichiamo anche che i provvedimenti che saranno presi dal Governo in futuro possano meglio strutturare il percorso dei giovani mediatori da formare ed introdurre alla professione.

Siamo convinti della profonda necessità di questa pratica virtuosa per il tessuto sociale. Siamo convinti che la mediazione sia un istituto che è destinato a trovare la sua giusta collocazione nella società di diritto. E siamo sicuri che sarà la sinergia tra gli attuali ed i futuri esperti di mediazione a permettere la diffusione di questo magnifico strumento per la ricomposizione delle controversie.